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Choose: red pill or blue pill.

  • Giacomo Di Ruvo
  • 10 mar 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

So già che qualcuno di voi si starà chiedendo “perché scrivere un articolo sulle università dato che è diretto solo ad un quinto del corpo studentesco?”. Partiamo dal presupposto che la scelta dell’università è una di quelle che chi ha deciso di seguire un percorso di studi liceale deve prendere in considerazione sin dal primo anno, ma la motivazione effettiva che mi ha spinto ad optare per questo articolo è stata l’assemblea per l’orientamento di lunedì 16 gennaio (sei ore in auditorium sono all’incirca la morte ed in più dopo la ricreazione hanno saggiamente deciso di spegnere i riscaldamenti). Tornando al discorso principale, con questo articolo non pretendo di insegnare a qualcuno come o perché scegliere un’università rispetto ad un’altra, ma piuttosto mi piacerebbe che chi leggesse queste mio piccolo e dispendioso passatempo possa avere le idee un po’ più chiare a riguardo (visto che varie ore di assemblea divise in più giorni sono dispersive e noiose). Come già ci è stato detto più e più volte, la principale ragione dietro la scelta di un percorso di studi deve essere una nostra passione: consiglio caldamente a chi ancora non ci ha pensato di riflettere davvero su “quello che si vuol fare da grandi” che spesso consideriamo infantile e tentiamo di liberarcene senza considerare che deve essere la discriminante fondamentale in questo tipo di decisioni. In più risulta dieci, cento, anzi mille volte più complicato portare avanti un progetto che non adoriamo così tanto rispetto a qualcosa che ci appassiona.

Ci sono, però, moltissime università che si presenteranno ai nostri occhi offrendoci un piatto pieno di ciò che ci piace. Ma allora quale piatto prendo? Come faccio a scegliere? Ne prendo uno a caso? Assolutamente no! È inutile negarlo, le università non sono tutte uguali. La prima grande differenza si ha se l’università è privata o statale, dato che i prezzi e le possibilità di ottenere borse di studio o esenzioni di pagamento sono sensibilmente diversi (un’università privata fa pagare mediamente oltre i 5000€, mentre quelle statali quasi quattro migliaia di meno o, se per merito o reddito, anche nulla). Parametro da valutare è anche quello dei collegamenti che un ateneo ha con il mondo del lavoro: solitamente le università private hanno più agganci con aziende e imprese sia in Italia che all’estero, mentre quelle statali collaborano maggiormente con gli enti locali e regionali. Questo ci assicura qualche possibilità in più di trovare un impiego alla fine dei nostri studi (non fatevi strane idee, nel mondo di sicuro ci sono solo la morte e la stupidità di Lapo Elkann).

Un altro fattore da tenere in considerazione è anche quello della posizione semplicemente perché, a seconda della città dove si trova la facoltà scelta, i prezzi d’affitto di un appartamento variano di molto da città a città (a meno che non siate Bello Figo, perché Bello Figo no paga afito). Ad esempio un appartamento a Roma o Milano non lo trovi a meno di 800€ al mese, e a quella cifra tutto quello che risparmi da un bilocale vicino alla sede lo spendi raddoppiato in abbonamenti per i mezzi pubblici, mentre a Pisa o Macerata riesci tranquillamente ad accordarti intorno ai 200€ mensili. Una soluzione per questo problema potrebbe essere quella di cercare dei ragazzi, anche amici, che vogliono frequentare la stessa università o una facoltà diversa ma nella stessa città e sono disposti a condividere l’appartamento per far calare drasticamente il prezzo dell’affitto.

Come detto in partenza, con questo articolo non voglio rivolgermi solo a chi frequenta il 5° anno, ma ad ogni studente della nostra scuola affinché tutti comincino veramente a pensare e a capire cosa amano veramente e cosa li appassiona, che sia il disegno, le lingue, la musica, la fisica, o anche… la filosofia, perché sarà ciò che è necessario inseguire e voler raggiungere. Sembra stupido, ma portare avanti una propria passione e farla diventare perfino una professione renderà davvero più semplice la ricerca di un lavoro e la propria affermazione in esso, ciò significa che, mostrandosi appassionati di quello che si ha appreso e di ciò che si fa, i possibili datori di lavoro saranno più propensi a scegliere persone del genere, siamo tutti più contenti (tranne gli scartati dal colloquio) e non ce la prendiamo più con i politici, tanto un gorbu ‘chiappa pure a loro prima o po’.

 
 
 

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