La più bella di tutte!
- Mattia Castellucci
- 10 mar 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Lo scorso 4 Dicembre i cittadini italiani sono stati chiamati ad approvare o meno, dopo 10 anni, un referendum incentrato sulla modifica di una parte della costituzione, ovvero un referendum costituzionale. Nella storia della Repubblica solamente altre 2 volte, esclusa quest’ultima, si è chiamato il popolo a votare; nel 2001 e nel 2006. La nostra Repubblica si basa sul referendum, e ,in generale, sul voto libero e segreto, come indicato dall’ art. 48 comma 2:“ Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Con queste parole la Costituzione promuove la partecipazione dei cittadini alla vita politica, ma come clausola inserisce il termine “civico”, ovvero chi non lo esercita non va incontro a nessuna conseguenza penale. In Italia però molti cittadini prendono alla lettera questa “clausola” e ultimamene l’affluenza alle urne, ovvero il numero di cittadini che vanno a votare, è sempre più un dato tendente al ribasso. Dei 3 referendum però quest’ultimo ha registrato la più alta affluenza, con ben 34 milioni di cittadini al voto, contro i 26 milioni del 2006 e i 16 milioni del 2001. Come ben si sa la Costituzione divide i suoi 139 articoli in 3 parti, di cui la prima, che contiene solamente 12 articoli, piazza le basi per una delle più belle costituzioni al mondo, se non la più bella. Essa è la fusione tra le ideologie prevalse dopo la guerra, comunismo e democrazia cristiana, ed è definita compromissoria, perché i rappresentanti delle diverse fazioni hanno fuso le loro ideologie e non tentato a farla propendere per una ideologia specifica. La riforma Renzi-Boschi avrebbe così cambiato il “bicameralismo paritario” creato nel 1948 per, in breve, evitare nuovi colpi di stato come la marcia su Roma di Mussolini. Se avesse vinto il Sì il popolo avrebbe quindi abolito il Senato e le province, diminuendo drasticamente l’autonomia delle Regioni e rivoluzionando la vita politica dei cittadini che non avrebbero più eletto i loro rappresentanti. Questa riforma, respinta col 61% dei voti, proponeva anche l’ abolizione del quorum: il quoziente, in numeri o in percentuale, dei voti espressi o dei votanti, richiesto affinché una elezione o una delibera sia valida, e l’ aumento dei voti necessari ad eleggere il Presidente della Repubblica. Discordi sono le opinioni dei maggiori esponenti, tra cui l’ex Premier Matteo Renzi, che, come già detto da lui stesso in persona in caso di fallimento del Referendum, si sarebbe dimesso. Il popolo però ha deciso di conservare la Costituzione così com’è, lasciarla come dice Benigni: “La più bella di tutte”
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