Mafia, pizza, mandolino...e omofobia
- Lorenzo Macellari
- 10 mar 2017
- Tempo di lettura: 2 min
L'Italia è riconosciuta, a livello europeo, come uno dei paesi più intolleranti nei posti di lavoro e nelle scuole.
Alcuni sondaggi ed interviste dimostrano come in Italia sia difficile essere accettati se si esprime la propria sessualità liberamente. La stessa UE considera l'Italia un paese arretrato, poiché non è previsto da nessuna legge la tutela e il riconoscimento dei diritti agli omosessuali. Non esistono leggi che prevedano la possibilità di sposarsi, di adottare figli... Non esiste neanche una legge che condanni le espressioni di odio nei loro confronti (il cosiddetto hate speech). Ma è giusto definire l'Italia un paese “omofobo”? Quest'argomento è fonte di taboo nel bel paese; in molti, infatti, cercano di evitarlo e non si schierano a favore o contro. L'Italia non alimenta dunque l'omofobia, ma rimane indifferente di fronte ad episodi di violenza a sfondo omofobo. In molti, infatti, hanno criticato la legge sulle unioni civili e la sua approvazione, non per le loro convinzioni al riguardo, ma perché l'Italia avrebbe “problemi più grandi a cui pensare”. Ma se non sono gli italiani, allora chi alimenta quest'odio? Semplicemente, chi dovrebbe invece tutelarli: i politici. I politici italiani sono, secondo molti sondaggi, i più offensivi nei confronti delle minoranze; movimenti politici di destra (sia estrema che non) come Forza Nuova e Lega Nord ne fanno addirittura sfoggio, incitando i loro sindaci e i loro seguaci a non riconoscere le unioni civili o peggio a non riconoscerli come “persone sane”.
Non sono però solo movimenti politici ad incitare l'omofobia: non mancano, infatti, preti e vescovi oltre a sette e movimenti religiosi. Come non citare poi il Family Day, manifestazione a difesa dei valori della famiglia tradizionale (cioè formata da uomo e donna), che si è svolta a Roma per celebrare la famiglia naturale in opposizione all'estensione dei diritti per le famiglie omosessuali. Oltre agli omofobi “dichiarati”, ce ne sono molti che rimangono nell'ombra, cercando di restare nascosti, facendo passare i loro giudizi come semplici opinioni; classico esempio è la frase: “Io non sono omofobo, ma mi da fastidio che due gay si bacino in pubblico”. Fortunatamente una parte degli italiani intervistati ha espresso pareri favorevoli nei confronti della legge sulle unioni civili, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso e persino sull'adozione da parte di coppie omosessuali.
Nonostante ciò, in Italia la minoranza LGBT non ha tutt'ora dei veri e propri diritti, dato che la stessa legge Cirinnà è stata modificata varie volte togliendo il diritto di adozione e modificando l'unione della coppia (poiché simile al matrimonio tradizionale), facendola diventare un misero foglio firmato da entrambi le parti.
Questa battaglia per i diritti (perché sì, qui si stanno negando dei diritti), va avanti da tempo in Italia, senza riuscire a riportare veri e propri successi, ma solo piccole conquiste. Quando riusciremo a capire che la diversità va accettata e non temuta? Quando riusciremo ad essere noi “civili”?
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