Generazione Zero: Nuovo inizio o fine dei giochi?
- Sofia Corallini
- 8 mag 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Se degli scrittori descrivono la nostra generazione come un gruppo di “viziati” ed “incapaci di affrontare il mondo”, è normale che sorgano delle domande.
Fortunatamente, uno studio ha cercato di cogliere le nostre potenzialità, parlando anche del nostro tallone d'Achille.
L'analisi ci ha definito come la “Generazione Z”, circoscritta dai nati fra il 1995 e il 2010, ed il pragmatismo, l'ambizione e l'essere coscienti sono i caratteri che ci contraddistinguono.
Nati in un'epoca già scossa da crisi prive di una conclusione, attentati e precarietà, siamo attratti dall'idea di realizzarci in un lavoro che sia conforme al nostro autentico essere.
Pianifichiamo e cerchiamo stabilità, come per esorcizzare la caduta di sicurezze.
Aspiranti all'equità, alla parità dei diritti, non proviamo timori nei confronti delle diversità etniche, anzi, la maggior parte di noi dichiara di essere favorevoli al cosiddetto “melting pot”, ovvero il vivere permettendo l'unione di elementi di differente origine.
L'82% neanche dà importanza all'orientamento sessuale di una persona e questo spiega l'approvazione e la lotta per i diritti degli omosessuali.
Il clima di accettazione influenza anche l'abbigliamento, dove il genderless, meglio conosciuto come “unisex”, trova grande posto.
L'indagine, inoltre, dimostra che siamo capaci di condurre una vita in maniera più etica e corretta rispetto a coloro che ci hanno preceduto, nonostante gli smartphone siano sempre a portata di mano.
Sebbene questo “mostro” ci permetta di conoscere in modo istantaneo, di informarci e di istaurare solidi rapporti, che manteniamo anche nella nostra vita offline, sappiamo tutti quanto sia capace di creare dipendenza.
Le ore spese utilizzandolo gettano via del tempo prezioso, ma, probabilmente, ritorneranno utili in futuro dove mostreremo la nostra grande competenza.
Nei prossimi anni ogni campo farà ricorso a strumenti high-tech, abbandonando quelli rudimentali, lenti e complicati e nessuno dovrà fare i conti con un mezzo distante dalla realtà, poiché è già parte integrante di essa.
Il futurologo australiano Mark McCrindle sostiene che: “I ragazzi del 2020 saranno liberali nelle questioni sociali ma conservatori su quelle economiche. Hanno già ben chiaro che saranno loro i padroni del proprio destino e per questo sarà una delle generazioni più imprenditoriali di sempre”.
Giudicare qualcosa quando ancora non ha raggiunto il suo pieno sviluppo, quando tantomeno ha avuto modo di mostrare le proprie capacità sembrerebbe una mossa azzardata. Perché non dare una speranza agli unici a cui è rimasta l'opportunità di cambiare qualcosa?
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