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Immigrazione e Integrazione

  • Rosa Sagripanti
  • 8 mag 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Durante la prima assemblea dell’anno, abbiamo parlato di immigrazione e integrazione, due concetti concreti, ma lontani, con i quali dovremmo fare i conti a ogni piè sospinto, noi esterni. Spesso pensiamo solo ai nostri confini, a cui diamo, forse, troppa importanza, dimenticandoci che hanno valore politico e non umano, che servono al livello amministrativo e non per isolarci.

Come possiamo, dunque, chiudere gli occhi davanti a uomini come noi, che perdono la vita? Come possiamo essere indifferenti al dolore? Come possiamo lasciare che la guerra sia più forte dell’uomo che la combatte? Il mondo è uno e noi siamo tanti: dobbiamo convivere, senza più abbaiare alla luna.

Se solo permettessimo ai migranti una vita dignitosa e un lavoro, in quanto paesi avanzati, potremmo ottenere significativi vantaggi, senza che diffidenza e razzismo prendano il sopravvento.

Sono stati fatti alcuni studi e la maggior parte di essi concorda sui seguenti punti:

  • L’immigrazione da paesi a basso reddito in Paesi ad alto reddito favorisce l’aumento degli investimenti e della produttività.

  • L’immigrazione fa salire gli stipendi dei lavoratori specializzati.

  • L’immigrazione tende a ridurre i costi di molti servizi, quali assistenza agli anziani e lavori domestici.

  • L’immigrazione ci permette innumerevoli confronti.

(fonte: articolo di Uri Dadush, tradotto da Anna Bissanti e pubblicato nell’Espresso, un settimanale di politica, cultura ed economia, uscito in data 9/06/16)

Quello dell’assemblea è stato un tema tanto interessante quanto intelligente, oserei dire. Uno di quei temi capaci di colpire e di fissare concetti nella coscienza delle persone, che hanno esposto opinioni e domandato, che hanno chiarito dei dubbi e ne hanno scaturiti altri: “È più opportuno agire sul posto o non? Quale sarebbe la strada più intelligente per arrivare a un obbiettivo comune?”

Non so se ci siano state risposte concrete, ma almeno, abbiamo avuto l’opportunità di parlarne civilmente e penso che sia già un buon inizio. Vorrei, dunque, ringraziare i rappresentanti d’istituto per la scelta di questo tema, che si è rivelato stimolante per molti di noi.

 
 
 

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