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“NON SI POSSONO DOMARE I SOGNATORI”

  • Eugenia Cappelletti - Marta Tomassetti
  • 7 giu 2017
  • Tempo di lettura: 5 min

Ispirati da “Sogni” di Paulo Coelho, due giovani sognatori scelsero proprio questo come loro motto.

Una citazione che rappresenta appieno lo spirito tenace di Luca Vettori e Matteo Piano, entrambi arruolati nella nazionale italiana di pallavolo e colonne portanti di una delle migliori squadre d’Italia, l’ Azimut Modena Volley. Sebbene accomunati da una grande determinazione e da una forza inarrestabile, si presentano ognuno a modo proprio usando parole che sono specchio della loro diversa personalità. L’uno, “il Vetto”, più tenebroso, misterioso e riservato a primo impatto, si rivela poi molto cortese e disponibile, regalandoci persino un dolce sorriso; l’altro, “Teuzzo”, decisamente solare e spiritoso, ci travolge con tutta la sua energia e loquacità…

Tanto per cominciare, che scuola avete frequentato?

LUCA Ho fatto il liceo classico, poi sono andato a Roma e ho studiato per due anni al DAMS. Mi ero iscritto però non riuscivo a frequentare moltissimo perché giocavo già a pallavolo. Dopodiché mi sono spostato a Piacenza e ho dovuto rinunciare agli studi, ma adesso come adesso non so neanche se mi re-iscriverei perché ho molte altre cose che mi interessano.

MATTEO Ho fatto il liceo linguistico ad Asti e ora sto studiando Scienze Motorie, ma quest’anno la voglia di studiare è poca perché mi sono dedicato a tante altre cose, tra cui la nostra web radio “brodo di becchi” che è stata un secondo lavoro. Se non sono in palestra mi dedico a quello.

Tu Luca hai vissuto male la rinuncia definitiva agli studi per proseguire nello sport?

LUCA Scolasticamente parlando ti dico di no, alla fine ho continuato a studiare un po’ per conto mio, ho seguito le mie passioni e miei interessi quindi ero anche più libero. Forse l’esame all’università ti impone una certa scadenza, un vincolo, come un palcoscenico con cui ti devi confrontare, invece alla fine se studi autonomamente, ti rendi conto da solo se sai o meno le cose.

Invece tu Matteo sei riuscito a gestire gli impegni studio/sport?

MATTEO Mah al liceo sì, poi io volevo finirlo ad Asti dove avevo iniziato. Col tempo mi sono dedicato di più alla pallavolo però le lingue le ho fatte bene, perfino con delle certificazioni, e mi sono servite molto anche dopo. Avevo cominciato pure l’università di lingue, ma a causa degli impegni non ho potuto continuare. Anche se potrebbe sembrare difficile, ci si riesce secondo me. Ora come ora la mia priorità resta sicuramente la pallavolo e, tra una cosa e l’altra, lo studio è venuto un po’ meno, cioè ho dato un esame a inizio anno, in quello sono stato bravo, ma poi basta.

Allora cosa ti sentiresti di dire a tutti quei ragazzi che lasciano lo sport un po’ per pigrizia, un po’ perché è un impegno difficile da conciliare con gli studi o con altri interessi?

MATTEO Ma sai cosa, ci vorrebbe un po’ di costanza, per fortuna o purtroppo. Io ti dico, adesso sono proprio come quando avevo 15 anni, facevo mille cose e magari ci sono stati anni in cui mi hanno chiamato a giocare in B1 ma non ci volevo andare perché avevo preso altri impegni, non avevo tempo di far tutto. Sono sempre stato molto particolare, però una cosa è fondamentale nello sport: ti deve piacere. Se lo fai con passione secondo me è una cosa bella e fa bene sia al fisico che alla mente. E’ anche vero che non esiste solo lo sport, ognuno deve trovare ciò che lo fa stare bene. L’importante è divertirsi. I genitori di un mio amico una volta gli hanno detto di non puntare ad andare in serie A, non perché non fosse granché, ma era bene che prima vedesse come andavano le cose…anche io volevo cantare, cioè canticchio, ma non ho sfondato mai! Credere nei sogni sì, impegnarsi sì, però certo bisogna avere degli obiettivi che crescono pian piano. Ora non si può dire se andrà bene, bisogna provarci con costanza e poi si vedrà, un po’ come in tutte le cose. Ecco perché ritengo importante non precludersi nessuna possibilità e coltivare una molteplicità di interessi.

Parlando sempre di giovani, Matteo, visto che organizzi dei volleycamp estivi a cui partecipano moltissimi ragazzi dai 12 anni in su, come vivi questo contrasto generazionale?

MATTEO Beh ho cominciato ad organizzare i RevolutionVolleyCamp quattro anni fa. Tutto è iniziato per cercare di fare una cosa diversa da quelle che ci sono in giro e usare un nuovo veicolo di scambio, in modo che non ci fosse una grande differenza a livello umano a causa di quel distacco tra “fan e idolo” che cerco di tenere lontano, mettendomi in relazione con chi ha meno esperienza. Il camping serve proprio a questo: a dare un valore importante al divertimento e al fare tante cose tutti insieme in una settimana. L’ altra cosa fondamentale è l’adattamento. Hai degli allenatori e dei compagni che non sono i tuoi e questa capacità ti aiuta sicuramente ad alimentare una sorta di costanza, pur non trovandoti in ambiente a te familiare, in una “zona di comfort”.

Per quanto riguarda la famiglia, che ruolo ha avuto nella scelta della carriera da pallavolista?

LUCA Assolutamente molto libero, mi hanno appoggiato, anche se la scelta di dedicarmi in maniera esclusiva alla pallavolo l’ho dovuta maturare in tempi stretti, mettendo in parte a repentaglio la scuola. Mia mamma si lamentava spesso, mi diceva di pensare prima a studiare ed io fino a quando ho potuto ho cercato di conciliare entrambe le cose.

MATTEO I miei genitori sono stati molto bravi, nel senso che mi hanno lasciato fare quello che volessi sempre, anche quando non avevo voglia di iniziare a giocare a pallavolo seriamente. Non è che non ne avessi voglia, ma mio padre mi convinse di andare almeno a sentire cosa mi proponessero, mentre io ero già preso dall’idea di studiare lingue a Genova. Sono stati di certo molto importanti nel cercare di smussare un po’ i miei spigoli e nel farmi prendere in considerazione ogni cosa, soprattutto quando poi mi si è presentata la grande occasione di andare a giocare a pallavolo a Piacenza. Sicuramente è importante avere qualcuno che ti sostiene, nella scelta di una vita che ,per quanto bellissima, è condizionata da ritmi particolari.

Luca, se potessi tornare indietro faresti le stesse scelte o cambieresti qualcosa? Hai già progetti per il futuro?

LUCA Ora come ora non cambierei nulla e sono convinto delle scelte che ho fatto.

Per il futuro “pallavolisticamente” non saprei, invece da altri punti di vista ci stiamo organizzando con degli amici per fare cose interessanti che non riguardano solo la pallavolo.

Infine, tra i tanti progetti a cui vi dedicate sappiamo che da un po’ di anni lavorate alla vostra web radio “brodo di becchi”. Come è nata questa idea?

LUCA Ci divertiamo, la radio è nata un po’ per questo, per condividere racconti e pensieri con persone che non conosciamo assolutamente e creare un legame con loro, senza diventare l’immagine o lo stereotipo di nessuno.

MATTEO Brodo di becchi è nata 3/4 anni fa. Io e luca eravamo già tanto amici da prima, poi durante l’ estate cercando di fare qualcosa che riempisse i molti momenti vuoti abbiamo pensato di elaborare un nuovo strumento per creare un legame con tutte le persone: la voce. Noi come sportivi viviamo molto dell’immagine, come è evidente dai social e dalla pubblicità, quindi abbiamo scelto la voce come canale alternativo di comunicazione per niente facile e scontato. Così ci si è aperto un mondo lontanissimo da tutti, quello della web radio. E’ stato bello perché abbiamo costruito una cosa che adesso è diventata molto grande, evolvendosi addirittura in un’associazione culturale. All’inizio non era nient’altro che una finestra di dialogo sempre per cercare di unire il nostro mondo, quello dello sport, ad altre cose. In questo senso la voce è una forma particolare di coesione e fa sì che la gente ti ascolti solo se dici cose non banali ed interessanti, ben diverso dall’immagine legata esclusivamente all’apparenza.


 
 
 

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