Notte
- Lorenzo Macellari
- 7 giu 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Non ce la fai a dormire. Giri, come ti rigiri, ma non ce la fai a prendere sonno. Prendi il telefono. Che ore sono? Le 2:00. Domani hai pure compito. Dovresti dormire. Eppure non ce la fai. Accendi internet. Scorri i vari social: Instagram, Facebook, Snapchat... Niente di nuovo; sempre le solite facce da culo spiaccicate lì, a prendere like. Apri Whatsapp. Nessun nuovo messaggio. E ti pareva? Meglio andare a dormire. Scorrendo però apri una chat. Online. E chi è questo che sta sveglio come me a quest'ora? Cerchi di mettere a fuoco il nome, ma la troppa luminosità non ti fa vedere bene. La abbassi. Aspetti che le lucine se ne vadano. Leggi. Non può essere. Tra tutti proprio lei? No, devi aver letto male. Leggi e rileggi. È proprio lei. Anche lei non ha sonno, come te. E perché? La tentazione di saperlo è forte. Decidi di scriverle. “Ehi, ancora sveglia?”. Cancelli. Forse dovresti andare a dormire, è meglio per te. “Sta scrivendo...”. Stai sognando? No, sei più che sveglio. Ti sta scrivendo: già pensi a tutta la conversazione che verrà fuori, a quello che le dirai... Nulla, non arriva nulla. Ha smesso di scrivere. Cosa voleva dirmi? Magari anche lei voleva chiederti perché eri sveglio. No, avrà premuto per sbaglio sulla tastiera, ma non ne sei sicuro; non può aver premuto lettere a casaccio per più di 20 secondi. Allora voleva veramente dirti qualcosa, ma cosa? La tua testa si riempie di fantasie più o meno reali: “Ti pensavo”, “Sai, forse meglio se non ci vediamo più” ... E se stesse davvero pensando a te, ma non avesse il coraggio di scriverti? Decidi di prendere in mano la situazione. Sei un uomo o no? Bella domanda. “Ehi, volevi dirmi qualcosa?”. No, nessuno scriverebbe una cosa del genere; prova qualcosa di meno diretto. “Ehi”. E se si addormentasse? Vedrebbe il messaggio domani e non ci sarebbe conversazione; scrivile qualcosa di più sostanzioso che lasci capire, ma non troppo. “Ehi... Sveglia anche tu?”. Sì, può andare; ma non sarà troppo poco? “Ehi... Niente sonno eh? Anche io non ce la faccio a dormire”. Sì, così va bene. Stai per inviare, ma qualcosa ti ferma. Senti come qualcosa che spinge da dentro, come se volesse uscire fuori per riversarsi come un fiume in piena. Forse la cena? La prossima volta niente sushi. Non è un salmone quello che si muove. No, è qualcos'altro, qualcosa che adesso ti fa tremare lo stomaco, il petto, le mani... Si muovono da sole sulla tastiera ed iniziano a scrivere. Non sei tu a controllarle. Vanno da sole, leggiadre, come delle piume che danzano nell'aria prima di cadere al suolo. Si muovono veloci e scrivono, scrivono. Cosa scrivono? Cerchi di decifrare il testo che man mano diventa sempre più ampio, ma quella non sembra nemmeno la tua lingua. Pian piano, però, riconosci quelle lettere, riesci a metterle in ordine. Finalmente glielo stai dicendo, dopo mesi e mesi passati a tenerti tutto dentro. Stai buttando fuori tutto. Hai finito; rileggi per sentire di nuovo quella dolce sensazione: un brivido leggero ti sale lungo la schiena. Dovrei inviarlo? Dovrei davvero farlo? Forse è meglio di no, ma hai intenzione di tenertelo ancora a lungo? No, non se ne parla, invia. Il dito rimane sospeso sopra quella freccia verde; simbolo di speranza, ma anche di perdita. Devi trovare la forza di farlo. Ci sei quasi, manca l'ultimo passo. Stai per inviare, ma improvvisamente ti blocchi. “Ultimo accesso oggi 03:15”. Non è più online. Che sia un segno del destino? O solo un suo crudele scherzo? Qualunque sia la risposta, decidi di cancellare tutto. Non ti salvi nemmeno una parola, non vuoi più saperne nulla di ciò che c'era scritto. Spegni il telefono e lo appoggi sul comodino, attento a non far rumore per non svegliare i tuoi genitori nell'altra stanza. Rimani sveglio a fissare il soffitto e pensare. Il buio ti circonda, unico tuo amico in queste serate insonni. E mentre pensi e fissi quel buio sempre più nero, i tuoi occhi iniziano ad abbassarsi, lentamente, fino a chiudersi completamente.
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